Strafanici

Un altro blog di nilocram

di Patrick Wildermann

Testo originale: https://blog.wikimedia.de/2025/12/04/wiki-radio/ Traduzione italiana: nilocram

Un uomo e suo figlio ascoltano la radio in treno usando le cuffie. Immagine in bianco e nero del 1925

A tutti coloro che hanno voglia di un'esperienza audio inaspettata, consigliamo: Wiki Radio! Il programma sorprende ogni volta e, tra l'altro, rende anche più intelligenti. Sul sito web vengono riprodotti file audio selezionati a caso dall'enorme archivio multimediale libero di Wikimedia Commons. Dai concerti di Beethoven alla poesia, fino al cinguettio degli uccelli: ogni brano è accompagnato da interessanti informazioni di base.

Su Wikimedia Commons sono attualmente disponibili oltre 130 milioni di foto, video e file audio, tutti con licenza libera, in modo che chiunque nel mondo possa utilizzarli facilmente e gratuitamente. Se volete conoscere questo enorme archivio multimediale in modo divertente e giocoso, Wiki Radio è proprio quello che fa per voi!

Un viaggio di scoperta attraverso l'archivio audio di Wikimedia Commons

Wiki Radio riproduce in modo casuale brani audio trovati su Wikimedia Commons. Dopo pochi secondi è possibile passare al brano successivo premendo il tasto “Skip”. Inoltre, è disponibile un pulsante “Track Details” che consente di accedere alla pagina Wikimedia Commons corrispondente al file audio con le informazioni di base.

La varietà del programma Wiki Radio è enorme: spazia dal “Requiem” di Beethoven a discorsi politici storici, dalla musica delle intro di videogiochi famosi a un annuncio della metropolitana di Monaco di Baviera o a una poesia recitata, fino al cinguettio degli uccelli.

L'inventore Rico Monkeon per creare Wiki Radio si è ispirato a Wikitok : questa applicazione consente agli utenti di scorrere le immagini degli articoli di Wikipedia e, chi desidera saperne di più, può semplicemente cliccare sul testo corrispondente.

Wiki Radio trasferisce ora questo principio alle orecchie: buon ascolto e buon divertimento!

Wiki radio The thrilling sound of random Wikimedia

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Come al solito a metà novembre Framasoft ha presentato un bilancio dell'anno in corso ed ha esposto i suoi progetti per il 2026 lanciando contemporaneamente la campagna di donazioni che le permetteranno di realizzarli: https://framablog.org/2025/11/18/renforcons-linternet-du-partage-soutenez-les-outils-solidaires-de-framasoft/

L'obiettivo di quest'anno è raccogliere 250000 euro entro il 31 dicembre di quest'anno, ad oggi (14 dicembre) la campagna di donazioni ha già raggiunto oltre 140000 euro!

Qui sotto trovate la traduzione italiana della prima parte dell'articolo pubblicato su Framablog, quella dove si illustrano i principi su cui si basano le attività di Framasoft e gli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Anche noi sostenitori del software libero, da questa parte delle Alpi, possiamo dare il nostro piccolo contributo a raggiungere l'obiettivo finale.

Buona lettura :)

Rafforziamo l'internet della condivisione contribuendo alla solidità di Framasoft.

Framadate si reinventa, Framapetitions (e altri strumenti!) si apre a voi, PeerTube raggiunge la versione 8... Grazie alle vostre donazioni, la nostra piccola associazione continua a costruire un Internet della condivisione, senza pubblicità, senza tracciamento, senza capitalismo di piattaforma. Per voi e per più di due milioni di persone ogni mese.

Come ogni autunno, le foglie cadono, i server si scaldano e Framasoft riempie il suo sacco di nuovi servizi liberi.

E, come ogni anno, abbiamo bisogno anche di voi. Perché il 94% delle nostre risorse proviene da vostre donazioni. Sì, da voi, lì, dietro il vostro schermo.

Quindi, se desiderate che esistano ancora alternative digitali che non vi vendano al miglior offerente, è il momento di dare una mano.

Insieme, dimostriamo che un altro web è possibile... e chiaramente più solidale.

Perché un Internet libero non cresce nei datacenter di Amazon: si coltiva insieme, qui e ora.

Framasoft è un bene comune, è importante prendersene cura

Certo, detto così, potrebbe sembrare uno slogan da startup della tech for good human centered digital ethics©®™. Al di là della formula, vogliamo condividere con voi le nostre riflessioni, scelte e azioni, come tanti argomenti che supportano questa affermazione.

Internet appartiene agli utenti, non ai monopoli

Siamo un'associazione che non ha nulla da vendere e che non cerca il profitto: nessuna pubblicità, nessuna vendita di dati, nessun azionista. Bolloré non potrà comprarci! 🤑

Si sente spesso dire che « Se è gratis, sei tu il prodotto! ». Noi dimostriamo che esistono eccezioni a questa regola: i nostri servizi sono gratuiti perché sono finanziati dalla solidarietà, e non perché i vostri dati saranno sfruttati. Poiché non c'è alcun interesse a sfruttarvi, non c'è alcun interesse a « merdificare » i nostri strumenti. In verità, l'unico scopo dei nostri servizi è… rendervi servizio.

Le vostre donazioni finanziano direttamente strumenti digitali non-merdificati e non-commerciali.

Sostenere Framasoft, è quindi partecipare a un modello unico nel suo genere. È innanzitutto rifiutare l'idea che solo i giganti del digitale dettino le regole del gioco. Ma è anche, in quanto internauta, fare la scelta di investire nell'interesse generale piuttosto che nel profitto privato, nella cooperazione piuttosto che nella competizione.

David Revoy– Licenza: CC-By 4.0

La vostra generosità va a diretto beneficio della comunità.

Donando, non finanziate un progetto isolato, ma un intero ecosistema di servizi liberi, gratuiti ed etici utilizzati da più di due milioni di persone ogni mese. Ogni euro diventa un gesto concreto: aiutare un'insegnante a organizzare un'uscita, un'associazione a condividere i suoi file, o dei cittadini a dibattere senza dipendere dai giganti del web.

I nostri strumenti sono beni comuni digitali, non «prodotti» o merci. Framasoft è un bene comune digitale: più siamo numerosi a sostenere l'associazione, più essa diventa preziosa per tutti. In un contesto in cui gli aiuti pubblici diminuiscono o addirittura scompaiono, la vostra generosità è essenziale affinché la solidarietà continui a far funzionare i nostri server e a vivere i nostri progetti. Sostenendo Framasoft, rendete il web più libero, ma soprattutto più umano. Framasoft pratica d'altronde il “ruissellement” (quello che non è un fallimento, quello che funziona 😉), contribuendo, sotto forma di codice o denaro, ai progetti che utilizziamo o che vi proponiamo. Perché il nostro bene comune digitale si basa, anch'esso, su altri beni comuni.

Illustrazione di David Revoy (fonti)

Come ogni bene comune, Framasoft è fragile. Rafforziamone la solidità. Non abbiamo i soldi di Google (e va bene, non li vogliamo). Non abbiamo l'infrastruttura di Amazon (e va bene anche questo, non la vogliamo neanche). Non abbiamo i 230.000 dipendenti di Microsoft (10 sono già più che sufficienti!). Non abbiamo la capacità di centralizzare la vita privata di Facebook/Instagram/WhatsApp (e per fortuna!).Tuttavia, siamo orgogliosi·e di vedere che il nostro lavoro è realmente utile a un vasto pubblico.

Non cerchiamo la crescita (siamo un'associazione a misura d'uomo e intendiamo rimanerlo), né la performance (che spesso va a scapito della salute mentale dei dipendenti o dei volontari, o dell'impoverimento dei fornitori di servizi).

Cerchiamo piuttosto di rafforzare la nostra robustezza associativa.

A causa della tragedia dei beni comuni (o per molte altre ragioni), Framasoft potrebbe scomparire domani. La Terra non smetterebbe di girare. Abbiamo già anticipato la nostra stessa compostabilità promuovendo e animando il collettivo CHATONS (che vola oggi cammina sulle sue piccole zampe pelose).

Tuttavia, crediamo davvero di essere utili a un'intera fetta della società e desideriamo che questa utilità perduri.

La nostra ragion d'essere: fornire strumenti a coloro che rifiutano un mondo (digitale) ingiusto.

Coloro che scelgono più progresso sociale e più giustizia sociale di fronte alla fascistizzazione del mondo (compreso quella del mondo digitale).

Anche coloro che devono affrontare attacchi sempre più forti e frequenti.

Pensiamo in particolare al mondo associativo,indebolito dal calo dei sussidi e dalla crescente precarietà, per il quale Framasoft a volte funge da ancora di salvezza digitale.

I nostri strumenti consentono alle iniziative locali di persistere e adattarsi, nonostante le difficoltà economiche e politiche. Molti esempi ci onorano: organizzazione di azioni militanti online, mantenimento del legame con i beneficiari, organizzazione di eventi indipendentemente dalle GAFAM.

In quanto associazione, Framasoft pratica la solidarietà inter-associativa: condivide le sue risorse (software, server, conoscenze) con altre strutture.

Fare una donazione a Framasoft significa contribuire a questo slancio di solidarietà tra organizzazioni che, insieme, tessono una rete di sicurezza sociale e culturale per la popolazione.

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Ploum (Lionel Dricot) è uno scrittore belga di science-fiction, uno sviluppatore di software libero e un amico della bicicletta.

Il suo ultimo romanzo si intitola Bikepunk, les chroniques du flash, un romanzo eco-ciclista: https://bikepunk.fr/ e al momento è disponibile solo in francese.

Qui sotto trovate la traduzione italiana di un post che Ploum ha pubblicato nel suo blog: https://ploum.net/2025-05-16-manifeste-lowtech.html e che io ho trovato molto interessante.

Un grosso grazie al suo autore :)

Il testo è distribuito con licenza Creative Commons BY-SA

Piccolo manifesto low-tech

Di Ploum il 16.5.2025

Che cos'è la low-tech?

Il termine low-tech ci fa intuitivamente percepire un'opposizione all'eccesso tecnologico (l'“high-tech”) evitando però l'estremismo tecnofobico. Un termine che entusiasma, ma che mi sembra importante spiegare e di cui propongo la seguente definizione.

Una tecnologia si definisce “low-tech” se le persone che interagiscono con essa ne conoscono e ne comprendono il funzionamento.

Saper comprendere. Poter comprendere. Due elementi essenziali (e difficili da distinguere per me che sono belga).

Saper comprendere

Saper comprendere una tecnologia implica avere la possibilità di costruire un modello intellettuale del suo funzionamento interno.

È ovvio che non tutti hanno la capacità di comprendere tutte le tecnologie. Ma è possibile procedere per livelli. La maggior parte degli automobilisti sa che un'auto a benzina brucia il carburante che scoppia in un motore, esplosione che aziona i pistoni che fanno girare le ruote. Il nome è di per sé un indizio: un motore a combustione interna!

Se non capisco bene il funzionamento di un motore, sono certo che ci sono persone che lo capiscono meglio, spesso tra i conoscenti più vicini a me. Più la comprensione è approfondita, più le persone diventano rare, ma tutti possono cercare di migliorare.

La tecnologia è semplice senza essere semplicistica. Ciò significa che la sua complessità può essere compresa gradualmente. E che esistono esperti che comprendono una particolare tecnologia nella sua globalità.

Al contrario, oggi è umanamente impossibile comprendere uno smartphone moderno. Solo pochi esperti al mondo padroneggiano ciascuno un aspetto particolare dell'oggetto: dal disegno dell'antenna 5G al software che ritocca automaticamente le foto, passando per la ricarica rapida della batteria. E nessuno di loro padroneggia la progettazione di un compilatore necessario per far funzionare il tutto. Anche un genio che passasse la vita a smontare smartphone sarebbe totalmente incapace di capire cosa succede all'interno di un dispositivo che tutti noi abbiamo sempre in tasca o sotto il naso!

La stragrande maggioranza degli utenti di smartphone non ha il minimo modello mentale di come funzioni. Non mi riferisco a un modello errato o semplicistico: no, non ne hanno proprio. L'oggetto è “magico”. Perché mostra una cosa piuttosto che un'altra? Perché è “magico”. E come per la magia, non bisogna cercare di capirlo.

La low-tech può essere estremamente complessa, ma l'esistenza stessa di questa complessità deve essere comprensibile e giustificata. Una complessità trasparente incoraggia naturalmente le menti curiose a porsi delle domande.

Il tempo per comprendere

Comprendere una tecnologia richiede tempo. Implica una relazione lunga, un'esperienza che si crea nel corso di una vita, che si condivide, che si trasmette.

Al contrario, l’high-tech impone un rinnovamento, un aggiornamento costante, cambiamenti continui dell'interfaccia e delle funzionalità che rafforzano l'aspetto “magico” e scoraggiano coloro che cercano di costruirsi un modello mentale.

La low-tech deve quindi essere necessariamente sostenibile. Duratura. Deve poter essere insegnata e permettere una costruzione progressiva di questo insegnamento.

Questo a volte implica degli sforzi e delle difficoltà. Non tutto può essere sempre progressivo: a un certo punto bisogna lanciarsi sulla bicicletta per imparare a mantenere l'equilibrio.

Essere in grado di comprendere

Storicamente, sembra evidente che ogni tecnologia possa essere compresa. Le persone che interagivano con la tecnologia erano costrette a ripararla, adattarla e quindi comprenderla. Una tecnologia era essenzialmente materiale, il che implica che poteva essere smontata.

Con il software è apparso un nuovo concetto: quello di nascondere il funzionamento. E se, storicamente, tutto il software è open source, l'invenzione del software proprietario rende difficile, se non impossibile, comprendere una tecnologia.

L’histoire du logiciel : entre collaboration et confiscation des libertés (ploum.net)

Il software proprietario è stato inventato solo grazie alla creazione di un concetto recente, peraltro assurdo, chiamato “proprietà intellettuale”.

Questa proprietà intellettuale, che ha permesso la privatizzazione della conoscenza nel software, è stata poi estesa al mondo materiale. Improvvisamente, è diventato possibile impedire a una persona di cercare di comprendere la tecnologia che utilizza quotidianamente. Grazie alla proprietà intellettuale, agli agricoltori è stato improvvisamente vietato aprire il cofano del proprio trattore.

La low-tech deve essere aperta. Deve poter essere riparata, modificata, migliorata e condivisa.

Da utente a consumatore

Grazie alla crescente complessità, ai continui cambiamenti e all'imposizione di un rigido regime di “proprietà intellettuale”, gli utenti sono stati trasformati in consumatori.

Non è un caso. Non è un'evoluzione della natura inevitabile. Si tratta di una scelta consapevole. Tutte le scuole di commercio insegnano ai futuri imprenditori a costruirsi un mercato chiuso, a privare il più possibile i propri clienti della libertà, a costruire quello che nel gergo viene chiamato un “moat” (il fossato che protegge un castello) al fine di aumentare la “fidelizzazione degli utenti”.

I termini stessi diventano vaghi per rafforzare questa sensazione di magia. Ad esempio, non si parla più di trasferire un file .jpg su un computer remoto, ma di “salvare i propri ricordi nel cloud”.

I professionisti del marketing ci hanno fatto credere che eliminando le parole complicate avrebbero semplificato la tecnologia. Ovviamente è vero il contrario. L'apparente semplicità è un'ulteriore complessità che imprigiona l'utente. Ogni tecnologia richiede un apprendimento. Questo apprendimento deve essere incoraggiato.

Per un approccio e un'etica low-tech

L'etica low-tech consiste nel rimettersi al servizio dell'utente facilitandogli la comprensione dei suoi strumenti.

L'high-tech non è magia, è prestidigitazione. Piuttosto che nascondere i “trucchi” sotto artifici, la low-tech cerca di mostrare e creare un uso consapevole della tecnologia.

Questo non implica necessariamente una semplificazione eccessiva. Prendiamo l'esempio di una lavatrice. Sappiamo tutti che una lavatrice fondamentalmente è un cestello rotante in cui vengono immessi acqua e sapone. È molto semplice e low-tech.

Si potrebbe sostenere che l'aggiunta di sensori e controller elettronici consente di lavare il bucato in modo più efficiente ed ecologico, pesandolo e adattando la velocità di rotazione in base al tipo di biancheria.

In un'ottica low-tech, alla lavatrice viene aggiunta una centralina elettronica per fare esattamente questo. Se la centralina viene rimossa o si guasta, la lavatrice continua a funzionare normalmente. L'utente può scegliere di scollegare la centralina o di sostituirla. Ne comprende l'utilità e la giustificazione. Costruisce un modello mentale in cui la scatola non fa altro che premere i pulsanti di regolazione al momento giusto. E, soprattutto, non deve mandare tutta la macchina in discarica perché il chip wifi non funziona più e non viene più aggiornato, il che ha bloccato il firmware (cosa? La mia lavatrice ha un chip wifi?).

Per una comunità low-tech

Una tecnologia low-tech incoraggia e offre all'utente l'opportunità di comprenderla e appropriarsene. Cerca di rimanere stabile nel tempo, si standardizza. Non cerca di nascondere la complessità intrinseca, partendo dal principio che la semplicità deriva dalla trasparenza.

Questa comprensione, questa appropriazione può avvenire solo attraverso l'interazione. Una tecnologia low-tech favorirà quindi, per sua natura, la creazione di comunità e gli scambi umani attorno a questa stessa tecnologia.

Per contribuire all'umanità e alle comunità, una tecnologia low-tech deve appartenere a tutti, deve essere parte del patrimonio comune.

Arrivo quindi a questa definizione, complementare ed equivalente alla prima:

Una tecnologia si definisce “low-tech” se presenta la sua complessità in modo semplice, aperto, trasparente e sostenibile, appartenendo ai beni comuni.

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La politica delle maestre

Frugando in un mio vecchio blog quasi dimenticato ho ritrovato questo testo di Cristina Mecenero tratto dal sito ormai scomparso di Retescuole un movimento di genitori e insegnanti che è stato al centro negli anni 2000 delle lotte per la difesa della scuola pubblica a Milano e dintorni.

Retescuole

Cristina Mecenero è una maestra e una delle autrici del bellissimo film documentario L'amore che non scordo. Storie di comuni maestre (2008). Il testo, che ha più di 15 anni mi sembra ancora attualissimo.

“Oggi alla manifestazione ho camminato per un po' a fianco degli studenti, prima della Statale, poi dei licei. Si pensa bene a fianco di queste ragazze e ragazzi che marciano e protestano. Ho fatto delle scoperte: la prima è che io sono una donna d’azione. Una militante. L’ho capito lì vicino a loro: sono 25 anni che milito. Tutti i giorni ascolto, ricompongo conflitti, metto in ordine l’aula, assegno compiti, controllo compiti, preparo avvisi, invento proposte, le sperimento, capisco che qualcosa non va e allora aggiusto il tiro, a volte non lo capisco e faccio dei disastri non gravi, ma gravi per me che mi sento così responsabile. Tutti i giorni mi sento molto responsabile per le bambine e i bambini della mia classe, cerco di capire come stanno, cosa posso fare. Guadagno non molto e sempre quello. Come i veri militanti lavoro oltre l’orario, coinvolgo amiche, amici e parenti nelle mie azioni e convinco chi ho intorno a credere in quello che faccio. E a dare una mano E non voglio premi, non voglio differenze salariali dalle mie colleghe. La responsabilità è la cosa più importante del nostro mestiere e non la puoi misurare. Non lo avevo inteso così bene finora. Non è un partito quello in cui milito. Non è un’organizzazione. Ma è politica quella che faccio. E la faccio insieme a tante altre. Maestre, come me. E’ questa la politica, non quella. Questa: tutti i giorni seguire le storie di tante bambine di tanti bambini, stare e essere con loro, cercando e inventando forme e modi per imparare e per insegnare, sentendosi convinte di ciò che si fa e a posto con la coscienza. Per crescere “

L'amore che non scordo

#scuola #maestre #politica #militanti #Retescuole #ScuolaPrimaria #istruzione

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  1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
  2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.
  3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.
  4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
  5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
  6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
  7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé.

Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003, p.63 La copertina del libro

Una recensione del libro

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Testi originali: https://adieuwindows.april.org/index.html https://adieuwindows.april.org/article4~Argumentaire Distribuito con licenza Creative Commons by-sa Per scaricare l'articolo in formato .pdf: https://framadrive.org/s/o53F54MGTWWNbYX

Addio Windows!

Martedì 14 ottobre 2025 Microsoft avrebbe dovuto interrompere il supporto gratuito per Windows 10. Sotto la pressione della petizione dell'associazione HOP (Halte à l'obsolescence programmée, Fermare l'obsolescenza programmata), la scadenza è stata prorogata di un anno, imponendo nuovi vincoli. Non restiamo sotto il giogo di questa multinazionale americana e abbandoniamo questo sistema operativo proprietario! Senza aspettare, liberiamo i nostri computer!

Microsoft. "Ma certo che sei libero! Perché dovresti pensare il contrario?! Microsoft: Ma certo che sei libero! Perché dovresti pensare il contrario?!

April, l'associazione per la promozione e la difesa del software libero, lancia l'operazione “Adieu Windows, bonjour le Libre !”. Se anche voi volete liberarvi o liberare i vostri cari, se non volete o non avete i mezzi per passare a Windows 11, allora i sistemi liberi fanno al caso vostro. Potete installarne uno autonomamente, a casa vostra, ma se pensate di aver bisogno di aiuto, i volontari di numerose associazioni si sono organizzati per accogliervi e rispondere alle vostre domande.

Questa operazione si svolge nell'arco di un anno, quindi è in continua evoluzione con l'aggiunta costante di nuovi eventi. Questi eventi di Addio a Windows saranno annunciati sulla pagina Évènements di questo sito e su l'Agenda du Libre, il nostro sito di segnalazioni degli eventi locali e delle organizzazioni locali legate al software libero

Le organizzazioni che desiderano proporre eventi nell'ambito di questa operazione sono invitate a consultare la pagina Organiser un évènement.

L'operazione Adieu Windows, bonjour le Libre ! è possibile solo grazie alla mobilitazione delle persone e delle organizzazioni che hanno proposto questi eventi. April desidera ringraziarle calorosamente.

Se non trovate nulla di interessante tra gli eventi proposti, esistono altre iniziative oltre alla nostra per liberare il vostro computer, come le Journées Nationales de la Réparation dal 16 al 19 ottobre 2025, Aide GNU/Linux che propone una mappa collaborativa di madrine e padrini in grado di aiutare nell'installazione, Fin de Windows 10, Non à la taxe Windows e il percorso NIRD «per un digitale libero ed ecologico nelle scuole!». (Qui la prima pagina del percorso NIRD in traduzione italiana)

E se volete sapere perché è il momento giusto per abbandonare Windows, leggete le nostre argomentazioni.

(Qui sotto nella traduzione italiana)

Le argomentazioni

Perché è il momento giusto per abbandonare Windows?

Windows 10 è un software proprietario che, in quanto tale e prima di ogni altra considerazione, risponde agli interessi di Microsoft, che ha quindi tutta la libertà di imporre unilateralmente la cessazione del supporto del proprio sistema operativo. Conseguenza: senza aggiornamenti regolari, senza correzioni di sicurezza, senza assistenza tecnica, Windows 10 diventa vulnerabile e quindi pericoloso da usare. È esattamente ciò che si definisce obsolescenza del software! Un computer che funziona ancora, ma che dovrebbe essere rottamato perché il sistema operativo diventa obsoleto e la nuova versione disponibile non è più compatibile.

E tutto questo per spingere al consumo: nuovi PC, nuovi abbonamenti, nuove licenze di cui a volte è impossibile conoscere il prezzo, è ciò che si chiama vendita forzata. È tutto tranne che ecologico. Se tutte le persone, tutte le associazioni, tutte le aziende, tutte le amministrazioni e tutti gli enti locali cambiano il loro materiale per acquistarne di nuovo, si tratta addirittura di un ecocidio. È stato stimato che fino a 400 milioni di computer in tutto il mondo sono incompatibili con questa nuova versione di Windows, alcuni dei quali acquistati meno di tre anni fa!

La fine del supporto gratuito di Windows 10 costringerà quindi a migrare a Windows 11, che inevitabilmente imporrà le stesse limitazioni tecniche : potenza, memoria, incompatibilità con i software più vecchi e DRM (manette digitali) integrate.

Questa estensione gratuita del supporto è possibile solo se gli utenti registrano il proprio account sul sito Microsoft. In questo modo, collegheranno il proprio computer al proprio indirizzo e-mail e concederanno l'accesso totale al proprio hardware, consentendo così alla multinazionale americana di raccogliere dei dati, sempre più numerosi (con impostazioni di privacy complesse da disattivare) e lasciandole il potere di controllo tecnico a distanza, senza passare attraverso la fase dell'accordo esplicito. Questa estensione del supporto gratuito è in realtà una trappola per influenzare le persone e indurle a installare Windows 11.

Esistono tuttavia numerose alternative libere GNU/Linux che possono sostituire Windows, solo per citarne alcune: Debian, Ubuntu, Mageia, Fedora, Primtux (quest'ultima appositamente progettata per i bambini). Lo stesso vale per i software. Consultate il sito Framalibre dell'associazione Framasoft per scoprirli.

L'uso dei prodotti Microsoft non è una fatalità.

Per migrare verso un sistema libero, bisogna volerlo, è una scelta personale, politica, economica, persino ecologica... Per non gettare i vostri dispositivi digitali, per preservare i vostri dati e quelli degli altri, per ritrovare la vostra autonomia, liberatevi e liberate i vostri computer. Addio Windows!

Trasmissione Libre à vous ! «Migrare da Windows a un sistema libero sul posto di lavoro»

La trasmissione radiofonica Libre à vous ! Dell’associazione April di martedì 9 settembre 2025 era dedicata al tema della migrazione verso un sistema libero sul posto di lavoro. È possibile ascoltare il podcast o leggere la trascrizione.

E se lo Stato, le amministrazioni e gli enti locali ne approfittassero per fare lo stesso... Ma questa è un'altra delle battaglie che April sta combattendo: Priorità al software libero!

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Testo originale: https://framablog.org/2025/10/01/fin-de-windows-10-faisons-le-point/ Distribuito con licenza Creative Commons by-sa/4.0

Per scaricare l'articolo in formato .pdf: https://framadrive.org/s/FcNj4jDjfcYe4jn

Framablog Intestazione articolo originale

Forse avete sentito parlare della fine del supporto di Windows 10 senza prestare particolare attenzione, oppure vi state chiedendo se questo vi riguarda. Facciamo il punto della situazione.

​ Di cosa si tratta?

Microsoft ha annunciato la fine del supporto per Windows 10 per il 14 ottobre 2025. Il sistema non riceverà più aggiornamenti.

Microsoft sta quindi spingendo i suoi utenti a passare alla versione superiore, Windows 11. Recentemente è stata annunciata un “rinvio” (chiamiamolo con il suo nome) di un anno, ottenuta dopo pressioni popolari e valida solo per i cittadini dell'Unione Europea (vedi https://www.lemonde.fr/pixels/article/2025/09/26/fin-du-support-de-windows-10-microsoft-ouvre-la-possibilite-d-obtenir-une-prolongation-des-mises-a-jour_6643073_4408996.html)

Microsoft ha fatto un comunicato sull’argomento senza entusiasmo, come nota l'associazione Halte à l'Obsolescence Programmée.

Secondo le ultime notizie, questo anno supplementare sarà gratuito, mentre inizialmente era previsto un costo di 30 dollari (circa 28 euro). Tuttavia, sarà gratuito solo se creerai il tuo account sui server di Microsoft, consentendo loro l'accesso completo ai tuoi dati e alle tue apparecchiature. Ma in ogni caso, se hai un computer un po' vecchio (risalente a prima del 2017), non potrà passare a Windows 11 e diventerà quindi rapidamente obsoleto dal punto di vista del software. Vedi: https://fr.wikipedia.org/wiki/Windows_11#Mise_%C3%A0_niveau_et_configuration_minimale_requise

Per completezza, esistono soluzioni alternative che consentono di installare Windows 11 su un PC privo del famoso chip di sicurezza TPM 2.0 (installato sui PC a partire dal 2016). Tuttavia, queste soluzioni compromettono la sicurezza e persino la stabilità del sistema. È pericoloso.

​ Ma allora cosa devo fare con il mio computer?

Non scoraggiarti! Continua a leggere! Non è una fatalità!

​ Il mio computer smetterà di funzionare?

Il tuo computer continuerà a funzionare. I suoi componenti hardware sono ancora in buone condizioni e progettati per durare molto più a lungo. Ma in assenza di aggiornamenti, in particolare quelli di sicurezza, il sistema Windows 10 diventerà vulnerabile. Virus e persone disoneste potranno introdursi nel computer. I rischi sono reali, anche nel mondo fisico: monitoraggio della tua attività a fini di furto d'identità, ricatto con blocco del computer (ransomware), utilizzo della tua casella di posta elettronica per inviare e-mail trappola (phishing). Non è fantascienza per spaventare, è la quotidianità degli specialisti della sicurezza informatica.

E se ti stai chiedendo “perché dovrebbero attaccare me, che sono una persona anonima nella folla?”, sappi che gli hacker setacciano ogni possibile bersaglio, migliaia di volte all'ora. Se il tuo computer è esposto, è solo questione di tempo prima che arrivino i guai.

​ Devo cambiare PC?

Se il tuo PC è precedente al 2017 e desideri continuare a utilizzare Windows, allora sì, devi cambiare computer. Ciò significa rottamare un dispositivo che funziona perfettamente e che potrebbe durare ancora per anni.

Dal punto di vista ambientale, è un vero e proprio disastro. Si stima che 240 milioni di computer finiranno nella spazzatura (ti abbiamo dato la stima più bassa, le cifre variano a seconda delle fonti, ma sono comunque enormi, un'altra stima parla di 400 milioni). Tuttavia, è stato dimostrato da tempo che è la produzione di un dispositivo elettronico a inquinare maggiormente nel suo ciclo di vita. È quindi un comportamento virtuoso conservare un dispositivo il più a lungo possibile se si vuole ridurre al minimo il suo impatto sul mondo.

Anche dal punto di vista economico è una pessima notizia. Il prezzo dei computer nuovi, che sono certamente sempre più potenti, non varia molto nel tempo. Si tratta quindi di un investimento importante. E soprattutto fatti la domanda: il tuo utilizzo giustifica l'acquisto di un computer ultra potente per la tua scrivania?

Sappi che il problema è lo stesso per le amministrazioni, le associazioni, le aziende. Questa storia costerà una fortuna all'intera comunità e quindi, di riflesso, a ciascuno di noi: il tuo comune, la tua scuola, il tuo datore di lavoro, i ministeri, ecc. Tutto questo per una decisione presa negli Stati Uniti da una sola azienda.

​ Ma perché Microsoft lo fa?

Microsoft è un'azienda capitalista che esiste per fare soldi. Mi dirai: anche il mio idraulico. Ma il mio idraulico non mi obbliga a comprare una nuova casa perché il mio rubinetto è troppo vecchio.

Microsoft integra la sua tecnologia di intelligenza artificiale (Copilot) in Windows 11. Ci sono persino computer commercializzati con il nome “Copilot+”. Tuttavia, lo sviluppo di questa intelligenza artificiale è costato una fortuna e continuerà a costare. Ad esempio, Microsoft si è impegnata a investire 25 miliardi di euro nel Regno Unito durante la visita di Trump.

Ma l'adozione è più lenta del previsto. Le persone non sanno bene cosa fare con Copilot. A parte battute e resoconti di riunioni (abbiamo una soluzione per te: prova Lokas).

Il 27 settembre 2025 la Deutsche Bank ha pubblicato un'analisi secondo cui l'intera economia degli Stati Uniti dipende dagli investimenti nell'intelligenza artificiale.

Per Microsoft, si tratta di rendere tutto questo redditizio aumentando il prezzo delle licenze (all'acquisto, Windows 11 costerà più di Windows 10, si parla di 145 € per una licenza “famiglia” contro i 50 €, tre volte di più). Anche a costo di forzare un po' la mano alla clientela, ma certo. Da notare: è stato dimostrato che Windows 11 ti spia fin dalla sua installazione.

​ Esiste un'alternativa al cambio di computer?

È il momento giusto per provare qualcosa di diverso. Il pinguino, mascotte di Linux, al centro dell'attenzione. Licenza CC By David Revoy

Puoi conservare il tuo attuale computer e passare a un altro sistema che ha dato buona prova di sé: GNU Linux.

Un buon modo, tra parentesi (militanti), per spiegare a Microsoft che non vogliamo il suo mondo.

È una scelta sempre più diffusa: la quota di sistemi Linux nelle case è in costante aumento, anche se ancora modesta rispetto al dominio di Microsoft su questo mercato. Pensa che, sebbene sia illegale, non hai ancora una vera scelta del sistema quando acquisti un nuovo computer, perché Microsoft ha firmato accordi con i produttori. Apri la scatola e Windows è già lì. Si tratta di vendita abbinata, che è vietata, ma ti spiegheranno che un computer senza sistema operativo, che dovrai installare tu stesso, non si venderebbe.

Tuttavia, sempre più fornitori di PC offrono computer senza sistema preinstallato o lasciano a te la scelta.

Per quanto riguarda la questione che ci interessa oggi: installare Linux su un computer che già possiedi è diventato molto semplice. Paradossalmente, è quasi più semplice che per Windows, che ti obbliga a essere connesso a Internet, a creare un account Microsoft, ecc. Un vicolo cieco, Windows? Non preoccuparti, abbiamo altre soluzioni da proporti! – Licenza CC By David Revoy

Tuttavia, può sembrare una sfida insormontabile quando si è un semplice utente. Chiedi aiuto. Pensa a quanto è fastidioso cambiare una lampadina della tua auto: bisogna avere dita di ferro, lavorare a tentoni, con il rischio di tagliarsi, quindi preferisci chiedere a qualcuno che l'ha già fatto e tutto diventa subito più semplice. Se vuoi davvero imparare come si fa, puoi sempre cercare la documentazione in un momento più adatto. Ma l'idea, qui e ora, è quella di avere la luce sull'auto.

​ Vuoi passare a Linux? Fatti aiutare

​ Innanzitutto, cos'è Linux?

È un termine semplificato. Linux è il nome del motore che si trova al centro del sistema. I puristi ti correggeranno dicendo “GNU/Linux”, ma la prima parte, che è altrettanto importante, è uscita dal linguaggio comune. Per semplificare al massimo, si tratta di un sistema informatico nato nel mondo accademico che permette di far funzionare computer grandi e piccoli (il tuo smartphone Android, il tuo router Internet e il GPS della tua auto funzionano con una versione di Linux) e che consente di utilizzare tutta una serie di software, per lo più comunitari e gratuiti. Questa definizione è davvero molto semplicistica, ma la preciserai col tempo.

​ Quale distribuzione scegliere?

La domanda non è essenziale, ma è necessario porsela. Infatti, i sistemi che funzionano con un kernel Linux fanno parte, a differenza di quelli più monolitici di Apple e Microsoft, di una famiglia molto ampia. Una «distribuzione» è un insieme costituito da un sistema, un ambiente desktop e software assemblati in modo da funzionare armoniosamente. Alcune distribuzioni sono destinate a usi molto specifici; altre sono state pensate per essere di facile accesso. Un sistema GNU/Linux è installato con dei software per poter lavorare immediatamente. Licenza CC By David Revoy

I geek passano il loro tempo a testare le distribuzioni e a confrontare i loro pregi e difetti. Ognuno ha la propria opinione e ognuno è pronto a difenderla. Forse un giorno anche tu ti appassionerai. In definitiva, le cose sono abbastanza semplici se sei alle prime armi: scegli distribuzioni orientate al “grande pubblico”, in modo da trovare facilmente documentazione e assistenza. Non lasciarti incastrare in soluzioni esotiche che ti daranno del filo da torcere. Citiamo ad esempio Emmabuntüs, Ubuntu o Fedora, che sono progettate per facilitarne l'adozione e sono dotate di un'abbondante documentazione in francese.

​ Ho paura di non capire nulla di Linux

Sai davvero come funziona il tuo attuale Windows? O il tuo smartphone? O anche il tuo router Internet?

All'inizio non avrai bisogno di sapere tutto su Linux per utilizzarlo. Bastano poche spiegazioni. Imparerai man mano e non saprai mai tutto, ma non importa. Personalmente considero ancora la frizione una cosa magica, non ci capisco niente. Ma parto comunque al semaforo verde.

La maggior parte dei geek, stanchi di passare le vacanze di fine anno o le serate a riparare i dispositivi Windows della famiglia, hanno fatto migrare tutti a Linux. E indovina un po'? Riceviamo molte meno richieste di assistenza rispetto a prima!

​ Funziona bene come Windows?

Se fai questa domanda a una persona che usa Linux, la risposta sarà probabilmente “funziona meglio”, con un sorriso leggermente condiscendente.

I sistemi Linux hanno enormi vantaggi: sono progettati sia per essere connessi che per essere ben difesi, perché le loro origini sono proprio lì. La maggior parte dei computer che fanno funzionare Internet utilizzano Linux, quindi è stato necessario garantire la sicurezza e l'interoperabilità. Le distribuzioni destinate ai nostri dispositivi personali sono varianti di sistemi progettati per preservarne l'integrità di fronte ad attacchi, aumento del carico di lavoro, guasti e interruzioni di rete. In sostanza, far funzionare Linux sul tuo PC è come chiedere alla direttrice di un ipermercato di gestire il minimarket all'angolo. Farà perfettamente il suo lavoro, anzi, si annoierà un po'.

Attenzione però (eh sì, c'è un ma) se esci dai sentieri battuti dell'informatica domestica e utilizzi applicazioni professionali o specializzate. Verifica che esista un equivalente in Linux, cosa molto probabile, ma aspettati di dover imparare nuove abitudini. Si tratterà di un equivalente, di un'alternativa, non della stessa applicazione. Quindi, se un'attività per te essenziale che svolgi col tuo computer è al di fuori della consultazione di Internet, delle tue e-mail, dei social network, in breve degli usi più classici, tieni presente che ciò richiederà uno sforzo più o meno grande, come per qualsiasi cambiamento.

Passare da Windows a Linux è un po' come traslocare: non si prendono più le stesse strade per tornare a casa, le chiavi non funzionano allo stesso modo, il panificio è diverso, bisogna memorizzare il nuovo codice dell'edificio, ma alla fine si dorme sempre nel proprio letto e si è in grado di prepararsi un piatto di pasta nella nuova cucina.

Anche una passione abbastanza diffusa come la fotografia richiederà un po' di lavoro: le applicazioni di elaborazione delle foto (DarkTable, Gimp, RawTherapee) sono potenti ed efficaci su Linux, ma richiedono un po' di tempo per essere padroneggiate. Perché non provarle oggi stesso? Esistono anche su Windows! Quante ore hai passato su LightRoom e Photoshop prima di imparare a usarli?

​ Quanto costa?

Abbiamo una buona notizia per te: la maggior parte delle distribuzioni Linux sono completamente gratuite. Ciò non significa che non devi dare nulla in cambio. Puoi contribuire allo sforzo collettivo versando il tuo contributo a un'associazione, al team che si occupa della manutenzione del tuo software preferito, o dando una mano a tua volta alle persone che ti circondano.

​ Ho un PC DAVVERO vecchio; esiste una versione di Linux adatta a me?

Esistono distribuzioni Linux “leggere” che possono funzionare su hardware vecchio. Per spiegarmi meglio, sempre semplificando un po', la base rimane la stessa (in particolare il “kernel”, sviluppato 34 anni fa da Linus Torvalds, il che spiega perché si chiama così), ma vengono utilizzate applicazioni meno esigenti e un ambiente desktop più economico. Si sacrifica l'eleganza per dare respiro al PC. Le icone sono meno belle e non ci sono effetti grafici mozzafiato, ma funziona. Questo articolo è stato scritto su un dispositivo che ha più di 15 anni ed è il mio computer principale.

Un altro vantaggio: la struttura compartimentata del sistema lo rende più robusto; ad esempio, si può fare completamente a meno di un antivirus (che, per essere onesti, richiedono meno risorse rispetto al passato).

È anche possibile migliorare le prestazioni di un vecchio computer aggiungendo memoria supplementare e un disco rigido moderno (SSD), il che costa molto meno che comprarne uno nuovo (circa 200 euro). Ma la versione 11 di Windows richiede un componente hardware che non potrete aggiungere al vostro vecchio PC.

È fatto apposta. È per venderne di nuovi.

​ Come posso farmi aiutare?

Insieme possiamo spostare le montagne – Licenza CC By David Revoy

Cimentarsi da soli in questa impresa è complicato, anche se fattibile. Su Internet si trovano tutorial ovunque.

L'April, l'associazione per la promozione e la difesa del software libero (di cui Framasoft è membro), ha lanciato il primo ottobre 2025 (e per un anno) l'operazione Adieu Windows, bonjour le Libre ! Trovi tutti gli eventi organizzati dai Gruppi di Utenti di Software Libero (GULL) sul sito https://adieuwindows.april.org o su l’Agenda du Libre.

Install-party, incontri digitali, punti informazioni o repair café: c'è sicuramente un evento organizzato vicino a te. Vieni con il tuo computer, i volontari ti aiuteranno a installare una distribuzione libera (non dimenticare di salvare i tuoi dati prima, ad esempio acquistando un disco rigido esterno per poche decine di euro). Aide Linux è un'iniziativa costituita da volontari che intervengono a titolo individuale. Li trovi su https://aidelinux.gogocarto.fr/map#/

La mappa Aide Linux

​ In conclusione

È il momento giusto. È il momento di fare il grande passo, di mandare al diavolo Microsoft e passare a un sistema elegante, libero e rispettoso, conservando al contempo il tuo hardware.

Il tuo computer manterrà le sue possibilità di evoluzione, senza ricatti, senza costi aggiuntivi, per anni.

Non ti spierà e ne avrai il controllo.

Non ti rifilerà pubblicità ogni cinque minuti. Anzi, se ben configurato, ti proteggerà da essa. Non aspettare di trovarti con le spalle al muro l'anno prossimo.

È il momento di riprenderti la tua libertà!

​ Per saperne di più

La petizione: https://www.halteobsolescence.org/non-taxe-windows-coalition-22-organisations-maintien-mises-a-jour-de-securite-windows-10/

Reportage « L’œil du 20H »: https://youtu.be/76T8oubek-c?si=NYCcDMHfrHJx9_R3 Ammira la maestria dei giornalisti nell'evitare di parlare di Linux.

Un sito dedicato alla fine di Windows 10: https://endof10.org/it/

Rinvio della fine del supporto: https://www.presse-citron.net/microsoft-windows-10-sursis-un-an/

Articolo recente di Next: https://next.ink/201908/fin-de-windows-10-que-faire/

Distribuzioni: • https://www.ubuntu-it.org/https://emmabuntus.org/https://fedoraproject.org/it/

Il problema per le istituzioni: https://www.lesnumeriques.com/appli-logiciel/une-gabegie-de-ressources-pour-le-public-l-environnement-et-les-finances-publiques-une-petition-s-erige-contre-la-fin-de-vie-programmee-de-windows-10-n242395.html

E la soluzione: https://www.cio-online.com/actualites/lire-jean-marie-seguret-dsi-de-lyon–se-soustraire-de-microsoft-impose-un-travail-de-fond-16527.html

I sistemi basati su Linux sono ormai alla portata di tutti: https://abilian.com/fr/news/2-millions-utilisateurs-linux-france/ https://cnll.fr/news/linux-en-france-2-millions-utilisateurs/

Grazie a David Revoy che ha realizzato i disegni che illustrano questo articolo. Anche lo sfondo delmio schermo è un disegno di David.

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Una lettera al ministro Valditara su educazione civica, costituzione e democrazia

Quella che potete leggere qui sotto è una lettera scritta da Giancarlo Burghi, docente del liceo Torquato Tasso di Roma e indirizzata al ministro dell'istruzione e del merito prof. Giuseppe Valditara.

La lettera fa riferimento alle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica inviate dal ministro all'inizio dell'anno scolastico e ci presenta un'idea dell'educazione civica, della Costituzione e della storia che evidentemente non è quella del ministro.

Mi ritrovo pienamente nei contenuti della lettera, la condivido e vi chiedo di diffonderla. Consideratela il mio augurio per il nuovo anno.


Lettera del prof. Giancarlo Burghi, del liceo Torquato Tasso di Roma. 18 dicembre 2024

Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”. Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet).

Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale “. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.

Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social-comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare.

La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica. La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.

Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)

E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».

Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati!] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria.

Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”. Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.

P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.

Con cordialità Giancarlo Burghi

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La dieta di Babbo Natale

di Cyrille Largillier

Testo originale: Le régime du Père Noël

https://cyrille.largillier.org/sitewp/2023/04/19/le-regime-du-pere-noel/

Testo distribuito con licenze Creative Commons by-sa et Art Libre

Una traduzione babbonatalizia di nilocram

La dieta di Babbo Natale

Il 10 dicembre è una giornata nuvolosa sopra il Polo Nord. Tuttavia, c'è molto traffico nell'aria. Dai quattro angoli del Paese arrivano slitte trainate da renne di ogni tipo. E in ognuno di questi veicoli volanti siede uno dei tanti Babbi Natale la cui missione è portare doni ai bambini e agli adulti di tutto il mondo. A causa della visibilità ridotta, si verificano alcuni tamponamenti. Fortunatamente il carrozziere abituale dei Babbi Natale è a pochi passi da lì e riuscirà a riparare in fretta i danni.

Questo giorno è un momento speciale per tutti i Babbi Natale. È il giorno della visita medica. Ogni Babbo Natale deve farsi visitare dal medico per verificare se è in grado di lavorare nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Babbo 235 – ogni Babbo Natale ha un numero unico che è anche inciso sulla sua slitta e sul suo sacco – aspetta pazientemente il suo turno. È molto fiducioso, perché è in gran forma. Si è allenato tutto l'anno per essere fisicamente pronto per dicembre.

Il medico lo chiama. Inizia a visitarlo, controlla i riflessi, la vista e l'udito. Tutto sembra a posto, ma il dottore non parla. Babbo Natale 235 comincia a stupirsi di questo silenzio. Gli applica lo stetoscopio al cuore e ai polmoni. Ancora nessuna parola. Babbo Natale 235 si preoccupa. La visita si conclude con la pesatura: 86 chilogrammi.

Il medico si siede dietro la scrivania e finalmente apre bocca.

“Lei è in perfetta salute, Babbo 235”.

Babbo Natale tira un sospiro di sollievo per questa diagnosi. È rassicurato.

“Ma”, continua il dottore, ”la bilancia ha confermato quello che temevo quando ho visto la sua silhouette quando lei è arrivato.”

-Cioè?

-Lei pesa solo 86 kg.

-E allora?

-Beh, il regolamento è estremamente chiaro a questo proposito. Un Babbo Natale deve pesare almeno 100 kg per svolgere la sua missione.

-Non ne avevo idea. Nessuno ci ha mai parlato di questo criterio.

-Come ha visto nella sala d'attesa, tutti i Babbi Natale superano abbondantemente i 100 kg. Quindi non c'è mai stato bisogno di menzionare questa condizione. Non c'è bisogno di dirlo.

-Ma è terribile, come farò?

-Il regolamento impone di pesare 100 kg il giorno della distribuzione dei regali. Quindi ha ancora la possibilità di mettere su un po' di peso. Non tutto è perduto. Ci vediamo la mattina del 24 dicembre. Se non è ingrassato abbastanza, dovrà cedere il tuo posto a uno dei suoi colleghi, anche se ha già molto da fare.

Babbo Natale 235 lascia la visita medica deluso. Deluso, ma anche un po' arrabbiato. Che norme idiote! Ha lavorato tanto per rendere il suo corpo un po' più atletico in modo da poter distribuire più facilmente i regali, ma ora dovrà fare il contrario. Tutti quei sacrifici per niente! Mentre torna a casa, fa un rapido calcolo. In media, dovrà ingrassare di un chilo al giorno se vuole fare il suo giro.

Arrivato a casa, racconta il suo terribile problema a sua moglie, Mamma Natale 235. Lei è un'ottimista per natura. Non si lascia abbattere dalla notizia.

“Molto bene, prendo io in mano la situazione.

-Che cosa hai intenzione di fare?

-Non farò molto. Ma d'ora in poi ti metterai a dieta.

-Una dieta? Non credo che tu capisca. Dovrei ingrassare, non perdere peso.

-Al contrario, ho capito perfettamente il problema. Dovrai fare una dieta per ingrassare!

-Una dieta per ingrassare?

-D'ora in poi mangerai gli alimenti più dolci possibili. Anzi, iniziamo subito con uno spuntino. Mamma Natale 235 tira fuori dalla credenza torte, focacce, marmellate, creme e dolci. Suo marito ne mangia a volontà, finché non ne può più. Ma poiché il suo corpo non è abituato a un tale assalto di zuccheri, lo stomaco molto presto gli fa male. Non si sente affatto bene. Tanto che deve vomitare tutto quello che ha appena ingoiato.

Non ingrasserà certo grazie a questo pasto. Per di più, non si sente bene.

Nella settimana successiva, Mamma Natale 235 gestisce meglio il graduale aumento di prodotti zuccherati nella dieta del marito. Lui non beve più un goccio d'acqua, che è stata sostituita da bibite e succhi di frutta. Ogni pasto si conclude con uno o più dolci. E per tutto il giorno mangia delle caramelle prese dai due pacchetti che tiene nelle tasche della giacca.

Il 17 dicembre è arrivato il momento di fare il punto della situazione. Babbo 235 è di nuovo in mutande, nervoso davanti alla bilancia del bagno. La sua dieta sta funzionando? Mette sopra un piede e poi l'altro. I numeri si stabilizzano. Verdetto: 92 kg. Si riveste, perplesso. Da un lato, è riuscito a mettere su sei chili in sette giorni. Ma dall'altro, non è ancora a metà strada. Se continua con lo stesso ritmo, può dire addio alla sua consegna dei regali.

La moglie gli suggerisce di passare a una fase più estrema della sua dieta per ingrassare. D'ora in poi, niente più verdure verdi. Le sostituisce con cibi ricchi di amido a volontà. Naturalmente, questi devono essere accompagnati da una salsa e da una grande quantità di grassi: olio o burro, o entrambi contemporaneamente.

Per aumentare le loro probabilità di successo, raccomanda al marito di mangiare grandi quantità di formaggio. Il tutto mantenendo la stessa quantità di prodotti zuccherati mangiati alla fine della prima settimana. È un bene che abbia preparato tutti gli ordini dei regali nelle settimane precedenti, perché passa le giornate a mangiare. Non appena finisce un pasto, ne inizia un altro.

La mattina di venerdì 24, è il giorno del verdetto finale per Babbo Natale 235. Sarà in grado di fare il suo giro? Nervosamente, si reca dal medico. Sarà riuscito nella sua scommessa di guadagnare i quattordici chili mancanti in quattordici giorni? Sale le scale che portano allo studio medico. Si sente senza fiato. Il medico lo aspetta, lo saluta, gli chiede di spogliarsi e di salire sulla bilancia.

Babbo Natale 235 esegue. Appoggia un piede con ansia. Posiziona il secondo. Ma non fa a tempo a vedere il risultato che si sente male. Il suo cuore, circondato in troppo pochi giorni da troppi grassi e troppi zuccheri, si è appena fermato.

Il medico gli pratica immediatamente un massaggio cardiaco che fa ripartire il suo cuore. Ma Santa 235 è in coma. Impossibile svegliarlo. I vigili del fuoco arrivano e lo portano all'ospedale più vicino.

Il 27 dicembre, in una stanza d'ospedale, Babbo 235 apre gli occhi per la prima volta dopo tre giorni. Sua moglie gli è accanto. Lui si sente perduto.

“Che cosa è successo? Cosa ci faccio qui?

-Il tuo cuore non ha retto alla dieta per ingrassare. Ti sei sentito male e sei rimasto in coma fino ad oggi.

-E la mia consegna dei regali?

-Non preoccuparti, tutti i bambini della tua zona hanno ricevuto i loro giocattoli.

-Come ci siete riusciti?

-Dopo il tuo incidente, il medico ha chiesto una riunione d'emergenza dell’assemblea dei Saggi. Tutti i Babbi Natale in pensione che compongono l'assemblea si sono riuniti entro un'ora. Il medico ha spiegato la stupidità e la pericolosità di questo regolamento. Ha aggiunto che queste regole non avevano senso, che non erano quelle che rendevano un Babbo Natale buono o cattivo. E ha concluso così: “Le leggi dovrebbero essere pensate per migliorare la vita delle persone, non per metterla in pericolo”. Il suo appello ha convinto l'assemblea, che ha deciso di abolire il regolamento. Ora non è più necessario pesare più di cento chili per essere un Babbo Natale buono. E non è nemmeno necessario essere un uomo. Anche le Mamme Natale adesso, possono fare il loro giro annuale. Dato che conosco bene le tue renne e la tua slitta e ti ho aiutato a preparare il piano di volo, ho facilmente convinto i saggi che ero la persona più adatta a sostituirti immediatamente”.

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Eduardo Galeano, La historia que pudo ser

EduardoGaleano

Cristóbal Colón no consiguió descubrir América, porque no tenía visa y ni siquiera tenía pasaporte. A Pedro Alvares Cabral le prohibieron desembarcar en Brasil, porque podía contagi ar la viruela, el sarampión, la gripe y otras pestes desconocidas en el país. Hernán Cortés y Francisco Pizarro se quedaron con las ganas de conquistar México y Perú, porque carecían de permiso de trabajo. Pedro de Alvarado rebotó en Guatemala y Pedro de Valdivia no pudo entrar en Chile, porque no llevaban certificados policiales de buena conducta. Los peregrinos del Mayflower fueron devueltos a la mar, porque en las costas de Massachusetts no había cuotas abiertas de inmigración.

Eduardo Galeano, Bocas del tiempo, 2004

Bocas del tiempo

La storia che avrebbe potuto essere

Cristoforo Colombo non riuscì a scoprire l'America perché non aveva il visto e nemmeno il passaporto. A Pedro Alvares Cabral vietarono di sbarcare in Brasile perché avrebbe potuto diffondere il vaiolo, il morbillo, l'influenza e altre malattie sconosciute nel paese. Hernan Cortés e Francisco Pizarro rimasero con la voglia di conquistare il Messico e il Perù, perché non avevano il permesso di lavoro. Pedro de Alvarado in Guatemala venne respinto e Pedro de Valdivia non potè entrare in Cile perché non avevano i certificati di buona condotta rilasciati dalla polizia. I pellegrini del Mayflower vennero restituiti al mare, perché sulle coste del Massachusetts non c'erano più quote d'immigrazione disponibili.

Eduardo Galeano, Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, 2006

La historia que pudo ser letta da Eduardo Galeano

Eduardo Galeano · La Historia Que Pudo Ser

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