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from Strafanici

Come al solito a metà novembre Framasoft ha presentato un bilancio dell'anno in corso ed ha esposto i suoi progetti per il 2026 lanciando contemporaneamente la campagna di donazioni che le permetteranno di realizzarli: https://framablog.org/2025/11/18/renforcons-linternet-du-partage-soutenez-les-outils-solidaires-de-framasoft/

L'obiettivo di quest'anno è raccogliere 250000 euro entro il 31 dicembre di quest'anno, ad oggi (14 dicembre) la campagna di donazioni ha già raggiunto oltre 140000 euro!

Qui sotto trovate la traduzione italiana della prima parte dell'articolo pubblicato su Framablog, quella dove si illustrano i principi su cui si basano le attività di Framasoft e gli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Anche noi sostenitori del software libero, da questa parte delle Alpi, possiamo dare il nostro piccolo contributo a raggiungere l'obiettivo finale.

Buona lettura :)

Rafforziamo l'internet della condivisione contribuendo alla solidità di Framasoft.

Framadate si reinventa, Framapetitions (e altri strumenti!) si apre a voi, PeerTube raggiunge la versione 8... Grazie alle vostre donazioni, la nostra piccola associazione continua a costruire un Internet della condivisione, senza pubblicità, senza tracciamento, senza capitalismo di piattaforma. Per voi e per più di due milioni di persone ogni mese.

Come ogni autunno, le foglie cadono, i server si scaldano e Framasoft riempie il suo sacco di nuovi servizi liberi.

E, come ogni anno, abbiamo bisogno anche di voi. Perché il 94% delle nostre risorse proviene da vostre donazioni. Sì, da voi, lì, dietro il vostro schermo.

Quindi, se desiderate che esistano ancora alternative digitali che non vi vendano al miglior offerente, è il momento di dare una mano.

Insieme, dimostriamo che un altro web è possibile... e chiaramente più solidale.

Perché un Internet libero non cresce nei datacenter di Amazon: si coltiva insieme, qui e ora.

Framasoft è un bene comune, è importante prendersene cura

Certo, detto così, potrebbe sembrare uno slogan da startup della tech for good human centered digital ethics©®™. Al di là della formula, vogliamo condividere con voi le nostre riflessioni, scelte e azioni, come tanti argomenti che supportano questa affermazione.

Internet appartiene agli utenti, non ai monopoli

Siamo un'associazione che non ha nulla da vendere e che non cerca il profitto: nessuna pubblicità, nessuna vendita di dati, nessun azionista. Bolloré non potrà comprarci! 🤑

Si sente spesso dire che « Se è gratis, sei tu il prodotto! ». Noi dimostriamo che esistono eccezioni a questa regola: i nostri servizi sono gratuiti perché sono finanziati dalla solidarietà, e non perché i vostri dati saranno sfruttati. Poiché non c'è alcun interesse a sfruttarvi, non c'è alcun interesse a « merdificare » i nostri strumenti. In verità, l'unico scopo dei nostri servizi è… rendervi servizio.

Le vostre donazioni finanziano direttamente strumenti digitali non-merdificati e non-commerciali.

Sostenere Framasoft, è quindi partecipare a un modello unico nel suo genere. È innanzitutto rifiutare l'idea che solo i giganti del digitale dettino le regole del gioco. Ma è anche, in quanto internauta, fare la scelta di investire nell'interesse generale piuttosto che nel profitto privato, nella cooperazione piuttosto che nella competizione.

David Revoy– Licenza: CC-By 4.0

La vostra generosità va a diretto beneficio della comunità.

Donando, non finanziate un progetto isolato, ma un intero ecosistema di servizi liberi, gratuiti ed etici utilizzati da più di due milioni di persone ogni mese. Ogni euro diventa un gesto concreto: aiutare un'insegnante a organizzare un'uscita, un'associazione a condividere i suoi file, o dei cittadini a dibattere senza dipendere dai giganti del web.

I nostri strumenti sono beni comuni digitali, non «prodotti» o merci. Framasoft è un bene comune digitale: più siamo numerosi a sostenere l'associazione, più essa diventa preziosa per tutti. In un contesto in cui gli aiuti pubblici diminuiscono o addirittura scompaiono, la vostra generosità è essenziale affinché la solidarietà continui a far funzionare i nostri server e a vivere i nostri progetti. Sostenendo Framasoft, rendete il web più libero, ma soprattutto più umano. Framasoft pratica d'altronde il “ruissellement” (quello che non è un fallimento, quello che funziona 😉), contribuendo, sotto forma di codice o denaro, ai progetti che utilizziamo o che vi proponiamo. Perché il nostro bene comune digitale si basa, anch'esso, su altri beni comuni.

Illustrazione di David Revoy (fonti)

Come ogni bene comune, Framasoft è fragile. Rafforziamone la solidità. Non abbiamo i soldi di Google (e va bene, non li vogliamo). Non abbiamo l'infrastruttura di Amazon (e va bene anche questo, non la vogliamo neanche). Non abbiamo i 230.000 dipendenti di Microsoft (10 sono già più che sufficienti!). Non abbiamo la capacità di centralizzare la vita privata di Facebook/Instagram/WhatsApp (e per fortuna!).Tuttavia, siamo orgogliosi·e di vedere che il nostro lavoro è realmente utile a un vasto pubblico.

Non cerchiamo la crescita (siamo un'associazione a misura d'uomo e intendiamo rimanerlo), né la performance (che spesso va a scapito della salute mentale dei dipendenti o dei volontari, o dell'impoverimento dei fornitori di servizi).

Cerchiamo piuttosto di rafforzare la nostra robustezza associativa.

A causa della tragedia dei beni comuni (o per molte altre ragioni), Framasoft potrebbe scomparire domani. La Terra non smetterebbe di girare. Abbiamo già anticipato la nostra stessa compostabilità promuovendo e animando il collettivo CHATONS (che vola oggi cammina sulle sue piccole zampe pelose).

Tuttavia, crediamo davvero di essere utili a un'intera fetta della società e desideriamo che questa utilità perduri.

La nostra ragion d'essere: fornire strumenti a coloro che rifiutano un mondo (digitale) ingiusto.

Coloro che scelgono più progresso sociale e più giustizia sociale di fronte alla fascistizzazione del mondo (compreso quella del mondo digitale).

Anche coloro che devono affrontare attacchi sempre più forti e frequenti.

Pensiamo in particolare al mondo associativo,indebolito dal calo dei sussidi e dalla crescente precarietà, per il quale Framasoft a volte funge da ancora di salvezza digitale.

I nostri strumenti consentono alle iniziative locali di persistere e adattarsi, nonostante le difficoltà economiche e politiche. Molti esempi ci onorano: organizzazione di azioni militanti online, mantenimento del legame con i beneficiari, organizzazione di eventi indipendentemente dalle GAFAM.

In quanto associazione, Framasoft pratica la solidarietà inter-associativa: condivide le sue risorse (software, server, conoscenze) con altre strutture.

Fare una donazione a Framasoft significa contribuire a questo slancio di solidarietà tra organizzazioni che, insieme, tessono una rete di sicurezza sociale e culturale per la popolazione.

 
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from Liste-Participative-EYGDD

Le jeudi 15 Janvier 2026 à 18:00 à la salle municipale du village, nous présenterons la Liste Participative d'EYGDD.

C'est quoi une liste participative ? Pourquoi une liste participative ? Nos propositions en 9 points pour le village; A l'issue de la présentation, nous répondrons aussi aux différentes questions.

C'est une réunion publique. Venez nombreuses et nombreux ! Diffusez autour de vous pour nous soutenir.

 
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from Un rat bleu

Premier essai avec plusieurs crayons H et B. Le résultat m'a surpris. L'aspect “plusieurs dessins en un” est ressorti encore plus qu'auparavant.

Décidément, tu n'auras cesse de m'impressionner, chère dragonne.

dessin

Un titre ? “Regard de braise”.

Un dessin inspiré par la musique qui m'est revenue en tête à la fin, et tous les souvenirs qui y sont associés.

Liens

#Dessin #Dragon

 
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from Un Spicilège

L'Astragale

Entre Albertine Sarrazin et moi, tout a commencé par un post sur les réseaux sociaux qui m’a accrochée. Un avis de lecteur enthousiaste, une histoire qui me parle. Puis j’en ai découvert la couverture. Le visage d’Albertine Sarrazin, son regard magnétique, à l'intensité rare : elle semble avoir vécu 1000 vies, et ça m'a bouleversée. Puis ce titre énigmatique qui s'impose pourtant comme une évidence. Cette fracture de l’astragale, si petite et pourtant déterminante, oriente en effet toute la trajectoire d’Anne, le personnage principal du roman, grandement autobiographique.

Anne se brise donc l'astragale en s'évadant de prison. Elle est cependant rapidement recueillie, en fuite et blessée, par Julien, un homme croisé par hasard mais qui partage sa marginalité. Commence alors une cavale qui les entraînera d'une planque à l'autre, au gré d’alliances fragiles et d'une autonomie à retrouver.

Ce qui touche avant tout dans ce roman, c'est la sincérité tranchante de son autrice. Albertine Sarrazin écrit avec le cœur, utilise sa propre langue et forge un récit à la force d’attraction redoutable. Le personnage d'Anne, qui est son propre écho, est brut, dévore la vie, refuse l’inertie, et sa marginalité choisie fait subtilement écho à d'autres lignes qui m'ont exaltée. Sa passion pour Julien, d'abord discrète puis ardente, est le témoin de la profondeur dévorante de sa nature. À mesure de la progression du récit, Anne ne subit plus sa fuite : elle l'assume, elle l'embrasse, elle reprend son destin en mains. La liberté qu'elle veut à tout prix, elle va la reconquérir, la reconstruire, non sans douleur, mais avec une puissance saisissante.

J'ai refermé ce roman sous l'emprise des émotions que m'a inspirées la fin, aussi triste que lumineuse. Surtout, je garde de ma lecture la sensation d'être allée à la rencontre d'une femme farouche, absolument irrésistible. L’Astragale est plus qu'un récit de cavale, c'est une ode à l'émancipation.


L'Astragale | Albertine Sarrazin | Fayard/Points

 
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from les mondes d'ilanthar

Des créatures mythiques

Pour beaucoup de gens en Agartha, ces êtres ne sont qu'une fable et avant tout un emblème ancien, presque oublié, de chacun des Douze (divinités majeures et contrées). Les théologiens et érudits, en particulier dans les mondes élémentaires en ont une bien meilleure appréciation. Certes, les 12 créatures mythiques sont de tous temps des emblèmes divins, mais ils en sont même d'une certaine façon les symboles vivants et dotés de capacités que bien peu imaginent ou conçoivent à leur juste mesure.

Origine

Concernant leur origine, nous parlons de temps aussi reculés que l'âge des Premiers et donc la prime jeunesse des Douze, et par conséquent, nous en sommes forcément réduits à des hypothèses basées sur le peu d'informations considérées comme fiables disponibles. Il y a de rares choses tenues pour presque certaines et plusieurs hypothèses très différentes en la matière. Passons les rapidement en revue. Tous s'accordent à dire que les créatures mythiques sont très anciennes, fortement liées à chacun des Douze et nées ou apparues durant la jeunesse de ces derniers. Tous affirment que les divinités mineures se distinguent aussi en cela, n'ayant pas elles-mêmes de telles créatures qui leurs soient propres. Par conséquent, ils en déduisent une probable cause dans les temps anciens et les Premiers eux-mêmes, et à partir de ce postulat, les hypothèses divergent. Une première stipule que les créatures mythiques ont été façonnées par les Douze à la demande des Premiers, comme emblèmes de l'armée dont chacun avait la charge, participant activement au combat et soutien moral et magique des troupes d'alors. A la fois étendards et mascottes, en quelque sorte. Cela peut être appuyé sur la force redoutable qu'elles représentent et sous-tend que les Premiers sont intervenus dans leur naissance – même indirectement – et qu'il y avait alors sans doute un plus grand nombre de créatures aux côtés des Douze. Une hypothèse fort différente mais placée dans le même contexte, n'introduit pas les Premiers (autrement que comme les supérieurs et responsables du conflit permanent) et attribue l'origine des créatures uniquement aux Douze. Ceux-ci auraient augmenté et altéré, physiquement, spirituellement et magiquement des êtres déjà présents à leurs côtés, dans leurs armées, afin d'en faire des combattants plus efficaces. Et devenant les êtres préférés de chacun, ils auraient dès lors tissés des liens particuliers. Une variante minoritaire de cette idée affirme que cela eut lieu après la rébellion contre les Premiers et qu'au débuts de la Fondation ils récompensèrent ces fidèles alliés avec un statut particulier, faisant d'eux un symbole du nouvel âge qui débutait. D'autres encore estiment que c'est à l'insu – et non sur leur ordre – que les Douze placèrent une partie de leur puissance des un ou des êtres préexistants pour créer ces créatures mythiques. Mais pas n'importe quelle partie, celle-là même qui contenait justement toute leur rancœur et la majeure part de leurs plans visant à une rébellion. Ils le firent donc, d'après les partisans de cette thèse, pour écarter tous soupçons des Premiers, dissimuler une part de leur puissance et conserver un effet de surprise lors de la rébellion même. En plus de ces trois hypothèses récurrentes, quelques-unes, plus marginales, méritent toutefois d'êtres citées. Certains pensent ainsi que les créatures mythiques existaient avant les Douze, comme des précurseurs à ces derniers pour mener les armées. D'autres imaginent qu'elles aient été fabriquées par les Premiers au même titre que les Douze et se seraient rebellés avec ces derniers. Quelques-uns affirment encore la préexistence des créatures mythiques avant même la venue des Premiers en Égishirgal. Enfin, une hypothèse qui ne manque pas de saveur dit que les créatures mythiques sont nées “malgré” les Douze, de façon inconsciente, reflet devenu vivant de leurs pensées, rêves, craintes et aspirations.

Puissance

Quantifier la puissance des créatures mythiques est une tâche ardue et complexe tant celles-ci sont mystérieuses. La simple question de leur nombre se pose. Les plus extrêmes les imaginent uniques ou au contraire, de l'ordre d'une vingtaine pour chaque. Plus couramment, on estime entre 6 et 12 individus de chacune, avec des variations. Il ainsi souvent admis que les plus grandes, comme les hydres, sont bien moins nombreuses que celles d'une taille plus raisonnable. Parmi les éléments mieux connus figurent les dons physiques liées à leur forme et certaines de leur capacités magiques. Leur peu de visibilité et leur résistance vis à vis de la magie n'ont sans doute pas d'égales à part peut-être chez les divinités ou entités anciennes et chacune est réputée avoir toute une liste de talents exceptionnels et mystérieux (dont nous ne ferons par la liste ici). Autre don qu'elles partagent avec le divin : l'immortalité. On est presque certain en effet que ces créatures ne vieillissent pas physiquement, à l'image de leur divinité tutélaire. Quelques-uns avancent toutefois que ce n'est pas le cas et que nous serions leurrés par une fécondité entraînant simplement un renouvellement en lieu et place d'une augmentation de leur nombre. Ces créatures ont, enfin, une relation très particulière à leur divinité tutélaire et à la destinée. Elles semblent toujours favorisées par cette dernière et sont réputées être en permanence liées entre elles et à leur divinité. Ainsi, un pégase serait relié à tous les autres pégases et à Sârijaina. De la même manière, la déesse pourrait percevoir et ressentir tout ce qui se passe à proximité de chaque pégase. Certains affirment même que chacun des Douze intervient par le biais de sa créature mythique, comme un avatar ou une sorte d'émissaire personnel. Il est en tout cas extrêmement rare de rencontrer une telle créature et donc commun de traiter celui qui prétend l'avoir fait d'affabulateur. En vérité, il vaut mieux taire ce formidable cadeau et présage qu'une forme divine soit entrée en contact avec vous, sans parler du spectacle que cela doit être.

#egishirgal

 
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from irisdessine

Projets du moment

Écriture

Je continue à écrire chaque jour un peu l’histoire d’une personne qui voyage dans un autre monde afin de se redécouvrir. Je ne sais pas encore quelle tournure l’histoire va prendre, mais pour le moment, je prends vraiment plaisir à laisser filer le stylo et me laisser porter par l’histoire, même si je ne sais pas où elle va !

Trouver une app de messagerie en p2p

A défaut de trouver une app en p2p, il faut qu’on teste DeltaChat qui fait dans du chat décentralisé. Ce n’est pas en p2p, mais c’est toujours un trajet raccourci pour les messages envoyés entre le chéri et moi.

Japonais

Je laisse un peu tomber duolingo parce que je déteste leur com’ passive-agressive, supposée amuser les utilisateurs et utilisatrices de cette appli. Pourtant, si je laisse tomber, c’est plus difficile de maintenir le travail régulier d’apprentissage. Je dois trouver mon rythme à moi sans être soumise aux algorithmes.

Dualboot Windows 11 / Ubuntu Cinnamon

J’ai passé un week-end, avec l’aide du chéri à essayer de booter sur la clé usb. J’ai ensuite réussi à booter dessus, mais Ubuntu m’a indiqué qu’il fallait désactiver le RTS avant d’installer Windows. Donc, ça va être le travail qui va suivre, afin de pouvoir enfin installer Ubuntu !

Veille technologique

Pas de veille à proprement parler mais une décision pour mon évolution professionnelle : je vais pratiquer plus de katas afin de m’entraîner à nouveau aux algos, qui est mon point faible en tant que reconvertie. Il me faut trouver un bon site (pas codingame, je le trouve mal foutu pour ça) pour pouvoir évoluer tranquillement.

  • Découverte tout de même du projet Gemini (non, pas l’IA de Google, bien entendu !) qui propose un internet que j’appellerai bien le lightWeb à l’instar du darkweb : Un internet minimaliste, non soumis aux algorithmes des grandes multinationales technofascistes. Quelques infos sur le sujet (en anglais) : https://geminiprotocol.net/docs/faq.gmi

Veille personnelle

Mes joies

  • L’approche des fêtes de fin d’année. J’ai conscience de tout le revêtement capitaliste qui enrobe une fête appartenant à une religion à laquelle je n’adhère pas. Pourtant, j’adore les lumières, l’ambiance, les téléfilms mielleux de Noël. L’espèce de folklore mi-païen, mi-religieux, mi-capitaliste, qui a créé quelque chose dans lequel j’aime plonger chaque fin d’année :)
  • J’ai reçu le livre “Mythes et légendes” de Callisto & Nota Bene, illustré par Hypathie Aswang https://callisto-editions.com/blogs/blog/mythes-et-legendes Très chouette bouquin qui raconte des légendes du monde entier !
  • Les douleurs au dos restent stables. Ce qui est une joie, c'est que ça ne s'aggrave pas. (Et c'est déjà une bonne chose !)

Mes peines

  • L’habituelle migraine qui se pointe à la fin des règles. Toujours pénible.

Lu, vu ou écouté

  • Vu le film “Last Christmas”, déjà vu l’an dernier, mais toujours aussi sympa. Avec Emilia Clark (la Kalheesi ^^), et Emma Thompson. Apparemment, c’est un film américain, mais il a une belle vibe anglaise. Dispo sur Netflix.
  • J’ai attaqué l’anime Time Shadows, dont le premier épisode titille ma curiosité. (https://fr.wikipedia.org/wiki/Time_Shadows)
  • On a fini la nouvelle saison de “The Foundation”, la série Apple TV adaptée de la saga littéraire d’Isaac Asimov. C’est toujours chouette à regarde, même si je pense que la série s’est pas mal éloignée des livres. (Je compte les relire, d’ailleurs, je me souviens qu’à l’époque où j’avais découvert Fondation, j’avais halluciné qu’on puisse écrire une histoire qui se déroulait sur plusieurs générations et donc plusieurs héros et héroïnes !)
  • Je découvre une “vieille” série de 2004 réalisée par Bryan Fuller “Wonderfalls”, annulée au bout de 13 épisodes, mais conseillée par une amie. Avec notamment Lee Pace (acteur que j’adore, découvert dans Pushing Daisies, aussi de Bryan Fuller). Aussi loufoque que Pushing Daisies, Wonderfalls dépeint la vie d’une jeune femme cynique, diplômée de philosophie, travaillant dans un magasin de souvenirs au pied des chutes du Niagara. Jeune femme qui finira par se voir donner des “conseils” par des êtres inanimés (des peluches, des sculptures, etc.) afin d’aider son prochain. J’aime beaucoup. Dispo sur youtube (la série n’a jamais été diffusée en France, sauf sur Teva en 2005)

Et le jeu vidéo ?

Et bien, à part 7 seven days to die, j'avoue que je n'ai pas trop joué ces derniers temps. Dans 2 semaines, c'est les vacances, et j'aimerais reprendre Portal Knights et surtout Zelda, Breath of the Wild que j'ai recommencé de zéro il y a quelques semaines.

Il faut noter quand même que chaque vendredi midi (et parfois d'autres midis de la semaine aussi), avec mes collègues, on se joue 1h de Rocket League soit en match privé (quand on est 4, donc en 2 contre 2), soit en match en ligne quand on est 3, donc, nous 3 contre le reste du monde :D Ce jeu, je n'aime pas du tout y jouer quand je suis seule, je m'énerve toute seule contre les autres, mais avec des potes, c'est vraiment super marrant. Bon, l'apprentissage de départ est assez complexe (pour qui ne sait pas, il s'agit d'une sorte de foot, mais où les joueurs sont des voitures, et où les lois de la physique sont relativement aléatoires !), mais une fois qu'on commence à faire environ 60% de n'importe quoi et 40% d'à peu près maîtrisé, on se marre beaucoup :)

Ailleurs sur les z'internets

Les notes de Julie Les notes de Mathieu

 
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from LK blogue…

Montreux Noël. Photo : Sony zv-e10, objectif Viltrox 15mm Air, f1.7. Traitement avec Pixlr, filtre Amber (Friends)

Petite escapade samedi soir pour l'apéro au Montreux Noël. S'il y avait du monde, la situation était tout à fait viable. La bonne idée pour se déplacer le week-end, c'est la mise à disposition gratuite des bus depuis 13h00 sur la ligne 201. Idéal.

Montreux Noël - 6 décembre 2025 Photo : Sony zv-e10, objectif Viltrox 15mm Air, f1.7. Traitement avec Pixlr, filtre Alex (Friends)

Je suis aussi de retour avec mon sony zv-e10, muni de mon objectif Viltrox 15mm. Pour le traitement de l'image, j'ai testé Pixlr et sa formule express. A vous de voir et avez-vous une préférence pour le filtre ?.

Tags : #AuCafé #journal #photographie

 
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from Depuis les Gorces

#Lecture #Ecologie #Politique Après “Paresse pour tous”, j'ai lu “la vie est à nous” de Hadrien Klent

Tome 1, tome 2

Tome 1 : Paresse pour tous

Cet été, j'ai lu “Paresse pour tous” et j'ai adoré. C'est l'histoire d'un économiste prix Nobel qui défend la semaine de 15 heures et qui devient président de la république française. Le livre est bien romancé et se lit super bien. ça m'avait redonné une super pêche !

Tome 2 : La vie est à nous

Je viens de finir “La vie est à nous” qui est la suite de “Paresse pour tous” . J'avais eu plusieurs échos selon lesquels ce deuxième tome était moins sympa que le premier.

Et c'est vrai que le roman est beaucoup moins sympa. Du côté narratif, c'est plutôt juste un sequel : où en sont les personnages qu'on avait bien aimés 3 ans plus tard ?

Mais ce livre est surtout l'occasion de compléter le propos du tome 1 : ça se passe comment la semaine de 15 h ? Et j'ai trouvé ça vraiment intéressant.

La semaine de 15h

Dans “Paresse pour tous” j'avais adoré la promesse d'une semaine où on passe beaucoup moins de temps sur du travail rémunérateur et plus de temps à d'autres activités. J'étais emballée !

Dans la foulée, j'avais offert le livre à mon frangin un peu écolo quand même. Il n'a pas du tout aimé. Ça m'a beaucoup surprise, presque autant que quand j'étais persuadée que la France entière voterait Benoit Hamon. Mais mon frère vient de créer sa boite et j'imagine qu'il rêve de croissance et de réussite. Mon frère m'a quand même dit : « Il dit quand même que les 15 heures pour tous ça sera pas obligatoire quand on est à son compte ». Je n'avais même pas retenu ce détail !

À croire que l'auteur a entendu mon frère, mais il passe une grande partie du livre à détailler comment ça se passe la mise en place de cette réforme des 15 heures.

  • Certain·es font bien les 15 heures et pas plus. Du coup dans les entreprises / organisations, on a embauché plusieurs personnes sur un même poste (2 ou 3), et il y a une sorte de relai qui se met en place. Et ça marche.
  • Certain·es font comme avant, des semaines de 5 jours. Dans ce cas, iels ont l'obligation de faire une journée dans une organisation d'intérêt général, celle de leur choix.

Dans le livre, Il y a donc beaucoup plus de bénévoles dans les associations, et beaucoup de gens apprécient cette réforme. Les patrons sont évidemment pas contents. Les personnes aux 15 heures ne passent pas les 20 autres heures de la semaine dans un hamac contrairement à la caricature qu'en fait la droite. Et puis, tout n'a pas été facile, il y a eu des loupés (ça été la galère à l'hôpital, il a fallu revenir en arrière), etc.

Dans le tome 1, l'auteur va chez un altermondialiste perdu dans le Larzac (ou dans un autre coin paumé) qui a déjà bifurqué du rythme un peu fou de notre monde actuel. Il lui demande comment ça marche, comment il vit de ne pas être joignable en permanence etc.

En lisant le tome 2, j'ai surtout l'impression qu'à la maison, nous on a déjà fait le choix de la semaine de pas-beaucoup d'heures rémunérées. Évidemment, c'est parce qu'on est des privilégié·es, qu'on est bien rémunérés, et qu'on n'a pas beaucoup de besoins. Mais j'ai l'impression qu'il y a beaucoup d'autres privilégiés qui disent qu'ils aimeraient ralentir et qui ne le font pas.

Sortir de la monarchie

L'autre thème du livre, c'est le partage du pouvoir et surtout sortir la France d'un régime quasi monarchique ou le président a tout d'un roi dans son palais présidentiel. Toute la narration se joue autour d'un référendum qui arrive au dernier chapitre et qui pose la question d'un changement de constitution. Dans la nouvelle constitution, il y aurait 6 co-président·es, et pour chaque décision importante, on en retire un par tirage au sort, et les 5 restant doivent voter.

Aucune idée de si c'est une usine à gaz ou si ça a une forme de réalisme, mais j'ai trouvé ça marrant.

 
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from Depuis les Gorces

#Animaux Les animaux cette année, c'est pas facile. Iggy est toujours réactif, Néli est vieille avec plein de problèmes de santé, et Amalhia est grumpy. Il reste Zia, la chatte, qui est plutôt cool. Et puis il y a des moments où ça se passe bien, c'est pas grand chose, mais ça fait plaisir et ça vaut aussi le coup d'être partagé. Ces dernières séances, j'avais un peu l'impression qu'on allait en marche arrière avec Amalhia. Après des super progrès suite au séminaire de Ken Ramirez, j'ai l'impression qu'on est sur un plateau, qu'on n'avance plus trop. Et c'est surement vrai. Mais il y a quand même des jolis moments, et peut être même plus souvent qu'avant.

Jeudi j'étais malade. Mais comme j'avais été absente lundi-mardi-mercredi, j'ai voulu faire une séance d'entraînement avec Amalhia. La première partie a été bof. Mais en ce moment, je me force à couper la séance en 2 ou 3 sessions. Et je me force aussi à filmer régulièrement.

Et j'ai été surprise en re-regardant la vidéo ce matin. La première session est effectivement moyenne (pas nulle, mais pas ouf). Par contre la deuxième session est vraiment chouette.

Evidemment, maintenant que je partage cette vidéo je me dis que c'est rien, un travail de base qui ne satisfait pas du tout mon égo... Mais en même temps, on n'est pas sur Instagram, je ne suis pas une pro, je ne suis pas une influenceuse. On en est là, et je suis contente :–).

 
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from Un rat bleu

Une sélection de photos d'un album, prises au Taennchel en octobre dernier, où les esprits de la forêt se sont invités au bal des couleurs automnales.

Sont-ils réels ? Existent-ils vraiment ? Quelle que soit la réponse, ça a été l'occasion d'exercer mon sens du mystère, pendant et après la prise des photos.

Tronches

1 2 3 4 5 6

Peau dure

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

Tapis rouge

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Feu du projecteur

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Petit coin

1 2

#Photos #Forêt #Esprit

 
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from Un Spicilège

La Couleur des choses

C'est pour ce type de rencontre que j'aime flâner dans les librairies. On y tombe parfois sur un livre dont on n'avait jamais entendu parler et dont la seule apparence suffit à interloquer. Ce fut le cas pour La couleur des choses dont la couverture étonnante m'a sauté aux yeux. Ce graphisme radical, presque schématique m'a fait m'arrêter net, pleine de curiosité. L’histoire qu'il raconte est celle de Simon, un adolescent un peu naïf qui se retrouve malgré lui embarqué dans une suite d’événements incontrôlables : un pari gagnant, une agression, une disparition, puis une cavale...

Après un temps de latence nécessaire pour s'habituer à cette narration “en vue de dessus”, le récit déploie le plein potentiel de son rythme haletant. Panchaud a en effet construit une intrigue cruelle et palpitante, jalonnée de rebondissements qui maintiennent constamment en tension. Ce qui m’a surtout fascinée, c’est la façon dont cet univers graphique si dépouillé parvient tout de même à transmettre toute une palette d’émotions. En utilisant des cercles colorés et des lignes épurées, l'auteur parvient à nous faire vivre une vraie intensité de lecture.

Sans surprise, me connaissant, j'ai trouvé le personnage de Simon profondément touchant. Sa naïveté, sa placidité et l’injustice dont il est victime créent une empathie immédiate. Je suis toujours révoltée face à ce type d'histoires : quand certains exploitent sans scrupule les faiblesses des autres. Trop proche d'une réalité que j'aimerais mieux faite, sans doute.

Si l’intrigue reste parfois prévisible et s’appuie sur des archétypes assez marqués, cela n’a pas émoussé mon plaisir de lecture. La couleur des choses est réellement une expérience de lecture singulière aussi bien graphique que narrative, qui se démarque par son originalité et son efficacité. Un OLNI réjouissant qui mérite pleinement qu'on s'y attarde.


La Couleur des choses | Martin Panchaud | Ça-et-là

 
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from irisdessine

Tout va trop vite

Je me souviens, dans une autre vie, j'avais passé le concours de la FEMIS, une école de ciné “libre”, mais sur concours, du coup. Le thème de projet écrit que nous devions rendre était “La vitesse”. Comme je n'ai jamais su ce qu'on attendait de moi sur ce genre de devoirs, j'ai égréné les différents exemples de la vie qui démontraient que tout s'accélérait dans le monde : les TGV, la connexion internet, etc.

Aujourd'hui, en fin d'année 2025, rien n'est plus vrai que ce que j'avais essayé d'expliquer dans ce devoir écrit : tout va de plus en plus vite. J'ajouterai même une composante à ce constat : tout va plus vite pour être de plus en plus productif. Les exemples et les démonstrations existent déjà : une société qui réclame plus de productivité, même dans les moments d'oisiveté, un smartphone connecté à tout, tout le temps, qui réduit à néant les moments d'ennui pourtant capitaux pour la créativité, et même en dehors de la population, des grosses entreprises qui cherchent à produire toujours plus (et qui accusent les consommateurs de “surconsommer”).

J'avais déjà écrit auparavant sur la nécessité de réapprendre à apprendre, d'utiliser sa mémoire. Globalement, ça s'inscrit dans la même veine, puisqu'il s'agit avant tout de se réapproprier notre matière grise. Soit simplement pour se sentir à nouveau maître de nos connaissances, soit pour développer de nouvelles compétences, ou simplement pour prendre le temps : pour créer, s'ennuyer, s'amuser, etc.

Oui, la clé réside dans le temps qui est pris pour soi. Je me souviens d'une assertion de Daniel Pennac sur les gens qui disent qu'ils n'ont pas le temps de lire. Le temps de lire est un temps volé. Un temps qu'on a pris sur un autre pour pouvoir lire un peu, s'évader dans l'aventure dans laquelle on attend impatiemment de replonger.

Alors, en ce qui me concerne, j'ai décidé de prendre les choses en main. Littéralement. Je réalise que sur clavier, sur smartphone, on écrit très vite. On est corrigé automatiquement si on a inversé deux lettres. On n'a même plus besoin de lever l'index pour faire apparaître un mot. On va vite.

Sauf que…

Sauf qu'encore une fois pour des raisons de réappropriation de ses capacités, ses connaissances, je réalise que je n'écris plus vraiment avec un stylo. Sauf à rédiger un chèque une fois de temps en temps. Et encore, on fait ça vite fait, sur un coin de table, en écrivant mal. Il faut signer et passer à autre chose !

Prise en main

Alors, j'ai décidé de reprendre en main les choses. Par petites astuces, par petits bouts. Par exemple : ce matin, j'ai désactivé la correction automatique de mon smartphone. Je sais écrire vite dessus. Ça n'a aucun intérêt d'écrire vite sur un smartphone. Sauf si on veut répondre en speed à quelqu'un pendant qu'on fait autre chose. Tout à fait contraire à cet esprit de lenteur que je veux réinfuser dans ma vie. Donc, maintenant, sur mon smartphone, je prends mon temps pour écrire des messages. C'est vrai que maintenant, je dois taper les accents, les apostrophes, et revenir en arrière si mon doigt a appuyé à côté. Ce n'est pas grave du tout. Je suis là pour prendre mon temps.

J'ai aussi choisi de reprendre l'écriture pour deux raisons : à la fois parce qu'en apprenant le japonais, je réalise que je reconnais les kanji et les kanas mais que je suis incapable de les reproduire à l'écrit. Dites-vous que c'est comme si je vous demandais de dessiner Mario de tête. Vous savez qu'il a une casquette rouge, une moustache noire et un gros nez, pourtant, la plupart des gens seront incapables de le dessiner correctement. On reconnaît Mario sur des dessins, mais on est incapable de le dessiner. Pour le dessin, si vous n'êtes pas dessinatrice/dessinateur de profession, ce n'est pas dramatique de ne pas avoir de carte mentale de ce genre. En revanche, ne pas savoir écrire l'alphabet d'une langue qu'on apprend, c'est un peu plus problématique au quotidien. Et en extrapolant, je pense aussi qu'écrire dans sa propre langue avec un stylo et une feuille, ça devient de plus en plus difficile pour nos générations baignées dans le numérique. Je sais toujours tracer mes lettres, je sais écrire. Mais je sais que je fais beaucoup plus de conneries (toujours parce que je vais trop vite !) qu'avant. La 2e raison pour laquelle je reprends l'écriture : c'est parce que j'adore inventer des histoires. J'adore commencer par une phrase qui me lance une sorte de défi à continuer l'histoire. Et ça fait hyper longtemps que je ne m'étais pas relancé dans ce type d'exercice.

Pour la facilité, je choisis de faire tout ça sur ma tablette reMarkable. D'abord, parce qu'elle est toujours à ma disposition, près de moi. Mais aussi, parce que, pour mon histoire, j'aurais la possibilité de la convertir en texte numérique très facilement (vu que je m'applique pour tracer mes lettres !) pour éventuellement la partager.

Evidemment, la pratique de la lenteur ne doit pas forcément passer par ça pour tout le monde. Et ce n'est pas un mode d'emploi, mais bien la (re)découverte de pratiques qui me plaisent et me permettent de ralentir sérieusement mon rythme de vie. Mais on peut citer d'autres exemples de ralentissement. Par exemple, il m'arrive le matin pendant le week-end de ne pas prendre mon téléphone pour lire mastodon (ou un article de presse) pendant mon thé. Je choisis de savourer mon thé en n'ayant que pour attraction mon environnement direct (le salon, le jardin et la rue en face si les rideaux sont ouverts). C'est bien pour ralentir ça aussi, savourer son breuvage matinal. D'ailleurs, c'est pour ça que j'adore le principe de la cérémonie du thé ! Tellement de lenteur, de patience, d'apaisement !

Il y a aussi le yoga, que je re-pratique en douceur depuis peu. Ça aussi, c'est un sport dont le principe repose sur la lenteur, puisqu'il faut faire les mouvements au rythme d'une respiration calme et profonde.

Je pense que beaucoup de choses du quotidien peuvent être ralentie, non pas pour “aller au ralenti”, mais juste pour réapprendre à prendre son temps. La vie va beaucoup trop vite pour en profiter. On veut nous rendre productifs même dans les quelques temps morts qu'il nous reste (aux WC ?). Moi, je veux garder mon temps libre pour moi, mes envies, mes passions, sans aucun rapport direct avec ce que la société attend de moi.

Allez, je vous laisse, je dois écrire un peu et travailler mes kanas !

Et surtout, n'oubliez pas de prendre le temps !

(PS : je suis sûre que vous avez envie de savoir combien j'ai eu à ce devoir ? Si j'ai réussi le concours ? Et bien, non, je n'ai pas dépassé la première étape du concours, je crois que j'ai eu en dessous de 8/20 pour ce fameux écrit sur la vitesse :D)

 
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